Il Potere del Serpente: I Centri o Fiori di Loto - Parte 4

Il Potere del Serpente: I Centri o Fiori di Loto - Parte 4

Il seguente testo è tratto dal quinto capitolo del libro di Arthur Avalon intitolato Il Potere del Serpente, nel quale parla della Kundalini e dei Chakra. Il libro, pubblicato da Edizioni Mediterranee, si può scaricare liberamente da Archive.org al seguente link: Arthur Avalon - Il Potere del Serpente.

Capitolo V: I Centri (Chakra) o Fiori di Loto (Padma)

Parte 4: pp. 116-125

Le opere tantriche, Kālikākrama [79] e Bhāvacūḍāmaṇi [80], citate nel Commento all'Ānandalahari, concordano perfettamente. La prima dice: "O Signora dei Deva, lascia che egli contempli il primo dei tre Bindu come la bocca e gli altri due come i due seni. Che mediti poi sulla Kalā Hakārārdha sottile nella Yoni." La seconda dice: "Il viso nella forma di Bindu e sotto i gemini seni, e sotto di essi la meravigliosa forma dell'Hakārārdha." Si dice che le tre Devatā, Brahmā, Viṣṇu e Rudra, con le loro Śakti, nascano dalle lettere A, U, M dell'Oṃkāra o Praṇava [81]. "Ma", come dice il Prāpanchasara Tantra, [82] è il Sole o Ātmā tra le lettere, perché è Bindu. Da ognuna di queste lettere sorgono dieci Kalā.

Nel v. 8 del Testo tradotto si afferma che nel centro Mūlādhāra vi è il Triangolo (Trikona) conosciuto come Traipura, che è un aggettivo corrispondente a Tripurā. È così chiamato, perché la Devī Tripurā è presente entro il "Ka" all'interno del triangolo. Questo "Ka" è la lettera principale del Kāma Bīja, e "Kaṃ" [83] è il Bīja di Kāminī, l'aspetto di Tripurasundarī nel Mūlādhāra. Qui inoltre, come dice lo stesso versetto, vi sono le tre linee Vāmā, Jyeṣṭhā e Raudrī e, come aggiunge lo Ṣaṭcakra-vivṛti, Icchā, Jñāna e Kriyā. [84]

Pertanto il Traipura Trikona è l'aspetto grossolano o Sthūla di quella Śakti sottile (Sūkṣma) che è sotto il Sahasrāra ed è chiamata Kāmakalā. È a questa Kāminī che si offre nell'adorazione l'essenza di Japa (Tejorūpajapa), mentre il Japa esteriore è offerto alla Devatā adorata affinché il Sādhaka possa conservare i frutti della sua adorazione. [85]

Vi sono anche due altri Liṅga e due altri Trikona nei centri Anāhata e Ājñā, che sono due Nodi o Granthi, chiamati così perché Māyā è forte in questi punti di ostruzione in cui converge ognuno dei tre gruppi. Tuttavia il Traipura Trikona, nel Mūlādhāra, che è il corrispondente più grossolano della Kāmakalā, è la radice (Mūla) di tutti i Mantra sotto il Sahasrāra, e corrisponde inoltre, nel Jīva, al Tribindu di Īśvara.

Prima di occuparci dettagliatamente del Sahasrāra sarà utile rimandare il lettore alla consultazione della tavola a pagg. 118 e 119 dove sono riassunti alcuni dei dettagli già dati, fino al Sahasrāra incluso.

Nella descrizione dei Cakra data nel nostro Testo, non è fatta alcuna menzione di qualità morali o di altro genere, né di cose (Vṛtti) connesse con i fiori di loto in altri libri, quale l'Ādhyātmaviveca, [86] che comincia dal loto-radice e finisce con il Soma Cakra. Pertanto le Vṛtti Prāśraya, Aviśvāsa, Avajñā, Mūrchhā, Sarvanāśa e Krūratā [87] sono assegnate allo Svādhiṣṭhāna; Lajjā, Piśumati, Īrṣyā, Tṛṣṇā, Suṣupti, Viṣāda, Kaṣāya, Moha, Ghṛṇā e Bhaya [88] al Maṇipūra; Āśā, Cintā, Ceṣṭā, Mamatā, Dambha, Vikalatā, Ahaṃkāra, Viveka, Lolatā, Kapaṭatā, Vitarka, Anutāpa [89], Kṛpā, Mṛdutā, Dhairya, Vairāgya, Dhṛti, Sampat, Hāsya, Romāñca, Vinaya, Dhyāna, Susthiratā, Gāmbhirya, Udyama, Akṣobha, Audārya ed Ekāgratā [90] al Soma Cakra segreto; e così via. Nel Mūlādhāra, che è stato descritto come la "fonte di una solida e piacevole sensazione", vi sono le quattro forme di beatitudine già menzionate; nel Viśuddha i sette "toni" sottili: Niṣāda, Ṛṣabha, Gāndhāra, Ṣaḍja, Madhyama, Dhaivata, Pañcama; certi Bīja: Huṃ, Phaṭ, Vauṣaṭ, Vaṣaṭ, Svadhā, Svāhā, Namaḥ; nell'ottavo petalo il "veleno", e nel sedicesimo il "nettare" [91]; nei petali e nel pericarpo dell'Ājñā i tre Guṇa, e nel secondo i Bīja Haṃ e Kṣaṃ; nel Manas Cakra a sei petali sopra l'Ājñā sono Śabdajñāna, Sparśajñāna, Rūpajñāna, Āghrāṇopalabdhi, Rasopabhoga e Svapna, con i loro opposti, che indicano le percezioni sensorie — udito, tatto, vista, odorato, gusto — e le sensazioni, d'origine centrale, del sogno e dell'allucinazione. Si è assodato che particolari Vṛtti sono attribuite a un particolare fiore di loto a causa di una relazione tra tale Vṛtti e l'azione della Śakti del Tattva che regge il centro al quale è assegnata. La loro esistenza in ogni Cakra particolare è dimostrata dal fatto che spariscono quando Kuṇḍalinī sale attraversando il Cakra. Pertanto le Vṛtti cattive dei Cakra inferiori muoiono subito nello Yogī che eleva Kuṇḍalinī al di sopra di esse.

Chakra Posizione Numero di petali Lettere sui petali Tattva regnante e sue Qualità Colore del Tattva Forma del Mandala Bīja e suo Vāhana Devatā e suo Vāhana Shakti dal Dhātu Linga e Yoni Altri Tattva qui dissolti
Mūlādhāra Centro spinale della regione sotto i genitali 4 va, sha, sha (cereb.), sa Prithivī; coesione, stimolante il senso dell'odorato Giallo Quadrato Lam sull'elefante Airāvata Brahmā su Hamsa Dākinī Svayambhu e Traipura Trikona Gandha (odorato) Tattva; odorato (organo di sensazione); piedi (organo d'azione)
Svādhiṣṭhāna Centro spinale della regione sopra i genitali 6 ba, bha, ma, ya, ra, la Ap; contrazione, stimolante il senso del gusto Bianco Mezzaluna (crescente) Vam su Makara Vishnu su Garuda Rākinī ... Rasa (gusto) Tattva; gusto (organo di sensazione); piedi (organo d'azione)
Maṇipūra Centro spinale della regione dell'ombelico 10 da (cereb.), dha (cereb.), na (cereb.), ta, tha, da, dha, na, pa, pha Tejas; espansione, producente calore e stimolante il senso visivo di colore e forma Rosso Triangolo Ram su un ariete Rudra su un toro Lākinī ... Rūpa (forma e colore; vista) Tattva; vista (organo di sensazione); ano (organo d'azione)
Anāhata Centro spinale della regione del cuore 12 ka, kha, ga, gha, nga (vel.), cha, chha, ja, jha, nya (palat.), ta (cereb.), tha (cereb.) Vāyu; movimento generale, stimolante il senso del tatto Color Fumo Esagono stellato Yam su una antilope Īshā Kākinī Bāna e Trikona Sparsha (tatto e sensazione) Tattva; tatto (organo di sensazione); pene (organo d'azione)
Viśuddha Centro spinale della regione della gola 16 le vocali a, ā, i, ī, u, ū, ri, rī, lri, lrī, e, ai, o, au, am, ah Ākāsha; che da spazio, stimolante il senso dell'udito Bianco Cerchio Ham su un elefante bianco Sadāshiva Shākinī ... Shabda (suono) Tattva; udito (organo di sensazione); bocca (organo d'azione)
Ājna Centro della regione fra le sopracciglia 2 ha, ksha Manas; facoltà mentali ... ... Om Shambhu Hākinī Itara e Trikona Mahat, la Sūkshma Prakriti detta Hiranyagarbha (v. 52)

Sopra l'Ājna vi è la regione causale ed il Fiore di Loto dai mille petali, con tutte le lettere, ove si trova la dimora del Supremo Bindu Parashiva.

Le qualità (Vṛtti) morali appaiono in alcuni dei Cakra inferiori e nel segreto fiore di loto a dodici petali chiamato Lalanā (e, in alcuni Tantra, Kalā), posto sopra il Viśuddha alla radice del palato (Tālu-mūla), come pure nel fiore di loto a sedici petali sopra il Manas Cakra, conosciuto come Soma Cakra. È da notare che le Vṛtti dei due Cakra inferiori (Svādhiṣṭhāna e Maṇipūra) sono tutte cattive; quelle del centro Anāhata sono miste, [92] quelle del Lalanā Cakra, per la maggior parte, sono buone, mentre quelle del Soma Cakra lo sono tutte. Ciò indica un progresso a mano a mano che procediamo dai centri inferiori a quelli più alti, e questo accade necessariamente, perché il Jīva si avvicina ai suoi principi più alti, e in essi vive. Nel fiore di loto bianco a dodici petali, nel pericarpo del Sahasrāra, vi è la dimora della Śakti detta Kāmakalā, già descritta.

Tra Ājñā e Sahasrāra, nella dimora del Kāraṇa Śarīra di Jīva, vi sono le Varṇāvalirūpā Viloma Śakti che discendono dalla Unmanī Bindu. Proprio come nella creazione del cosmo, o Īśvara, vi sono sette Śakti creative dal Sakala Parameśvara al Bindu, e nella creazione del microcosmo, o Jīva, sette Śakti creative dalla Kuṇḍalinī, che è nel Mūlādhāra, al Bindu, appartenenti entrambi al cosiddetto ordine Anuloma [93]: così nella regione tra l'Ājñā Cakra e il Sahasrāra, che è la sede del corpo causale (Kāraṇa Śarīra) di Jīva, vi sono sette Śakti [94] che, cominciando dalla più bassa, sono Bindu (nell'Īśvara Tattva), Bodhinī, Nāda, Mahānāda o Nādānta (nel Sadākhya Tattva), Vyāpikā, Samanī (nello Śakti Tattva) e Unmanī (nello Śiva Tattva).

Tavola VIII – Il Sahasrāra Chakra

Immagine tratta da: Arthur Avalon, Il Potere del Serpente, Capitolo V: I Centri (Chakra) o Fiori di Loto (Padma).
Tavola VIII – Il Sahasrāra Chakra
Immagine tratta da: Arthur Avalon, Il Potere del Serpente, Capitolo V: I Centri (Chakra) o Fiori di Loto (Padma).
Credits: Arthur Avalon, Il Potere del Serpente, Archive.org

Sebbene queste ultime Śakti abbiano un aspetto creativo cosmico, qui non corrispondono alle prime e si presentano in modo differente. Esse non corrispondono perché le Śakti menzionate per ultime sono, come abbiamo detto, Śakti del Jīva. Haṃsa, Jīva o Kuṇḍalī non è che una infinitesima parte del Parabindu. Quest'ultimo è nel Sahasrāra, o fiore di loto a mille petali, dimora di Īśvara, che è Śiva-Śakti, ed è la sede delle Kuṇḍalī aggregate o Jīva. Per questo si dice che tutte le lettere sono qui venti volte (50 x 20 = 1.000). Nel Sahasrāra vi sono il Parabindu, la suprema Nirvāṇa Śakti, Nirvāṇa Kalā, Amakalā [95] e il fuoco di Nibodhikā. Nel Parabindu vi è il vuoto perfetto (Śūnya), che è il supremo Nirguṇa Śiva.

Nell'aspetto delle Śakti dobbiamo notare un'altra differenza. Mentre le Śakti creative cosmiche guardano verso l'esterno e in avanti (Unmukhī), le Śakti sopra l'Ājñā guardano, nello Yoga, indietro verso il dissolvimento. L'Īśvara del Sahasrāra non è dunque l'aspetto creativo di Īśvara. Egli vi si trova nello stato di Nirvāṇa, e le Śakti che guidano gradatamente verso la Nirvāṇa Śakti sono "in movimento ascensionale" — sono, cioè, Śakti che liberano il Jīva.

Questi sette stati o aspetti di Bindumayaparaśakti (v. 40) che conducono gradatamente alla Unmanī, sono descritti nel nostro testo e in altri libri tantrici, e sono detti forme causali (Kāraṇarūpa). Il commento alla Lalitā [96] apparentemente ne conta otto, ma sembra che ciò sia dovuto ad un errore, essendo Śakti e Vyāpikā considerate Śakti distinte, anziché due nomi differenti per la terza di questa serie di Śakti.

Al di sotto del Visarga (che è la parte superiore del Brahmarandhra, al posto della fontanella) e dell'uscita della Śaṅkhinī Nāḍī, v'è il Supremo Loto Bianco (o, come lo chiamano alcuni, screziato) fornito di mille petali (v. 40-49), noto come Sahasrāra; esso reca tutte le lettere dell'alfabeto sanscrito, tranne, secondo alcuni, Lakāra cerebrale, e, secondo altri, Kṣa. Esse sono ripetute venti volte per formare il numero 1000, e si leggono dal principio alla fine (Anuloma), girando intorno al Fiore di Loto da destra a sinistra. Qui vi sono Mahāvāyu e il Candramaṇḍala, ove si trova il Bindu Supremo, "che tutti i Deva servono segretamente". Bindu come tale implica Guṇa, ma significa anche il vuoto dello spazio e, nella sua applicazione alla Luce Suprema che non ha forma, ne simboleggia l'incorruttibilità. Di questo Śūnya sottile (vuoto), che è l'Ātmā di tutti gli esseri (Sarvātmā), si parla ai vv. 42-49. Qui, nella regione del Loto Supremo, vi è il Guru, lo Śiva Supremo medesimo. Gli Śaiva lo chiamano perciò Śivasthāna, la dimora della beatitudine ove si realizza l'Ātmā. Vi è qui inoltre la Suprema Nirvāṇa Śakti, la Śakti del Parabindu, Madre di tutti e tre i mondi. Colui che ha conosciuto veramente e completamente il Sahasrāra non rinasce nel Saṃsāra, perché, attraverso tale conoscenza, ha spezzato tutti i legami che a questo lo vincolavano. Il suo soggiorno terreno è limitato alla consumazione del Karma già cominciato e non ancora esaurito. Egli possiede tutta la Siddhi, è liberato sebbene continui a vivere (Jīvanmukta), e quando il suo corpo fisico si dissolve consegue la liberazione incorporea (Mokṣa) o Videha Kaivalya.

Nel quattordicesimo verso e nel relativo commento dell'“Anandalahari” è descritta la Divinità presente nel Sahasrāra [97]. “Ella è al di sopra di tutti i Tattva. Ognuno dei sei centri rappresenta un Tattva. Ogni Tattva ha un numero stabilito di raggi. I sei centri, o Cakra, sono divisi in tre gruppi. Ognuno di questi gruppi ha un nodo o apice ove convergono i Cakra che costituiscono quel gruppo. I nomi dei gruppi sono derivati da quelli delle Divinità Tutelari. La tavola seguente mostra chiaramente quanto abbiamo detto:

N.° Nome del Chakra Nome del Tattva Numero di raggi del Tattva Nome del Gruppo Nome del punto di convergenza Osservazioni
1
2
Mūlādhāra
Svādhiṣṭhāna
Bhū
Agni
56
62
Agni
Khanda
Rudragranthi Nel Sahasrāra i raggi sono innumerevoli, eterni e non limitati dallo spazio.
3
4
Maṇipūra
Anāhata
Apas
Vāyu
52
54
Sūrya Vishnugranthi Vi è qui un altro Chandra, i cui raggi sono innumerevoli e risplendono sempre.
5
6
Viśuddha
Anāhata
Ākāsha
Manas
72
64
Chandra Brahmagranthi
360

"Lakṣmīdhara cita la Taittirīyāraṇyaka a sostegno del suo commento, dal quale abbiamo preso le note su riportate. Gli estratti che egli compila da Bhairava Yāmala sono importantissimi. Parlando di Candra, Śiva così si rivolge (vv. 1-17, Candra-jñānavidyā-prakaraṇa) a Pārvatī, sua consorte: “Benvenuta, o Bellezza dei tre mondi, bene accolta è la tua domanda. Questa scienza (che sto per rivelarti) è il segreto dei segreti e sinora non ne ho fatto parte ad alcuno. (Ma ora dirò a te il grande segreto. Ascolta dunque attentamente:) 'Śrīcakra (nel Sahasrāra) è la forma della Parāśakti. Nel centro di questo Cakra vi è un luogo chiamato Baindava, dove Colei che è sopra tutti i Tattva riposa unita al Suo Signore Sadāśiva. O Suprema, l'intero Cosmo è uno Śrīcakra formato da venticinque Tattva: 5 elementi + 5 Tanmātra + 10 Indriya + il Mentale + Māyā, Śuddhavidyā, Maheśa e Sadāśiva. [98] Proprio come nel Sahasrāra, così anche cosmicamente Baindava è sopra tutti i Tattva. Devī, la causa della creazione, conservazione e distruzione dell'universo, vi riposa sempre unita a Sadāśiva, che è anch'esso sopra tutti i Tattva, e sempre risplendente. Innumerevoli sono i raggi che il di Lei corpo irradia; o Benefica, essi ne emanano a migliaia, a centinaia di migliaia — anzi a diciannove milioni. Se mancasse questa luce non ne potrebbe esistere alcuna nell'universo... 360 di questi raggi illuminano il mondo sotto forma di Fuoco, Sole e Luna. Questi 360 raggi sono così ripartiti: Agni (Fuoco) 118, Sole 106, Luna 136. O Śaṅkarī, questi tre luminari illuminano sia il macrocosmo sia il microcosmo e danno origine al computo del tempo — il Sole per il giorno, la Luna per la notte, mentre Agni (Fuoco) occupa una posizione intermedia.” [99] “Per questo costituiscono (o sono chiamati) Kāla (tempo), ed i 360 giorni (raggi) formano un anno. Il Veda afferma: 'Lo stesso anno è un aspetto del Signore.' Il Signore del tempo, l'Autore del mondo, creò anzitutto i Marīci (raggi), ecc., i Muni, i protettori del mondo. Ogni cosa ha avuto vita per volontà di Parameśvarī.” Ḍiṇḍima interpreta questo versetto in modo del tutto diverso. Secondo lui il significato vero è che l'autore, avendo già descritto l'Antaryāga (culto interiore), raccomanda qui il culto delle Devatā Āvaraṇa — cioè le Divinità che risiedono in ciascuno dei Cakra, o centri — perché senza rendersi propizie lo Yogī non può condurre la Kuṇḍalinī attraverso questi Cakra. Egli enumera tutte le 360 Divinità e descrive le modalità del culto particolare di ognuna di esse. “Vi sono altri commentatori che interpretano i 360 raggi esotericamente e li collegano con i 360 giorni dell'anno, ed anche con il corpo umano. Ogni commentatore cita il primo capitolo del Taittirīyāraṇyaka per sostenere la propria interpretazione. Sembra dunque che nel Taittirīyāraṇyaka sia contenuto molto materiale esoterico che il mistico deve assimilare. Il primo capitolo dell’Āraṇyaka a cui ci riferiamo viene cantato nel culto del Sole. È chiamato Āruṇam perché tratta di Aruṇā (la Devī rossa). [100] Secondo un medico indiano studioso di sanscrito, le nozioni di anatomia dei Tantra sono più esatte di quelle delle opere puramente mediche degli Indù. [101]. Comunque è più facile esporre le teorie fisiologiche moderne e antiche separatamente che trovarne le correlazioni. Questo è per noi un problema veramente difficile. Prima di tutto, il materiale disponibile riguardante le seconde è insufficientemente accessibile e noto, in secondo luogo gli studiosi indigeni e i Sādhaka (al giorno d'oggi probabilmente rari) al corrente dell'argomento non sono versati nella fisiologia occidentale con la quale dovrebbero stabilire il confronto. Peraltro, si può conoscere questo Yoga nella pratica pur ignorandone le corrispondenze fisiologiche. Tale conoscenza non è poi tanto importante come si crede talora. Poiché il mio lavoro si svolge in un campo attualmente inesplorato, sono soltanto in grado, attenendomi alle righe del testo e alle informazioni che sono riuscito a raccogliere, di avanzare spiegazioni e suggerimenti che in alcuni casi non possono avere se non il carattere di un tentativo, nella speranza che altri li accettino e ne provino la veridicità.

Note

79. ^ Tathā ca Śrīkrame:
Bindutrayasya deveśi prathamam devi vaktrakam
Bindudvayam stanadvandvam hṛdi sthāne niyojayet.
Hakārārdhaṃ kalāṃ sūkṣmaṃ yonimadhye vicintayet.

80. ^ Tandavamūla-Bhūvā-cūḍāmaṇau:
Mukham binduvad-ākāram
Tadadhaḥ kuchayugmakam
Tadadhaśca hakārārdham
Suparṣkṛta-maṇḍalam.
Il terzo verso è anche stampato: Tadadhaḥ saparārdham ca. Ma questo significa la stessa cosa. Sapara e Hakāra, come Ha segue Sa. Per ulteriori Dhyāna e formule di meditazione, vedi p. 199 del Nityapūjā-paddhati di Jaganmohana Tarkālaṁkāra.

81. ^ Phetkāriṇī Tantra, Cap. I:
Tebhya eva samutpannā varṇā ye viṣṇu-śūlinoh
Mūrtayaḥ śakti-samyuktā ucyante tāḥ krameṇa tu.
E così pure il Viśvasāra Tantra (vedi Prāṇatoṣiṇī, 10):
Śivo brahmā tathā viṣṇur oṃkāre ca pratiṣṭhitāḥ
Akāraś ca bhaved brahmā ukāraḥ sacchidātmakah
Makāro rudra ity-ukta iti tasyārtha-kalpana.

82. ^ Cap. III.

83. ^ Nityapūjā-paddhati, p. 80.

84. ^ Vedi p. 117, Vol. II, dei Tantrik Texts, dove è riprodotto il Commentario.

85. ^ Nityapūjā-paddhati, p. 80.

86. ^ Citato nel Dīpikā al v. 7 della Haṃsopaniṣad.

87. ^ Credulità, sospetto, disprezzo, delusione (o avversione), falso sapere (lett. la distruzione di ogni cosa, a cui conduce il falso sapere), crudeltà.

88. ^ Vergogna, incostanza, gelosia, desiderio, negligenza, tristezza, stupidità, ignoranza, avversione (o disgusto), paura.

89. ^ Speranza, preoccupazione o ansietà, sforzo, senso di languore, meschinità (che dà luogo all'attaccamento), arroganza o ipocrisia, egoismo o presunzione, discriminazione, avidità, doppiezza, indecisione, rimorso.

90. ^ Pietà, dolcezza, pazienza e compostezza, imparzialità, costanza, prosperità, gioia (spirituale), estasi o commozione, umiltà o senso di convenienza, natura meditativa, quiete o tranquillità, gravità (di condotta), iniziativa o sforzo, spassionatezza (non essere turbati dall'emozione), magnanimità, concentrazione.

91. ^ Ambedue furono estratti dal mare in tempesta e, a quanto se ne dice, rappresentano le forze distruttiva e costruttiva del mondo.

92. ^ Con Dambha (arroganza), Lolatā (avidità), Kapaṭatā (doppiezza), troviamo Āśā (speranza), Ceṣṭā (sforzo), Viveka (discriminazione).

93. ^ Cioè l'ordine usuale in opposizione all'ordine inverso (Viloma). Così leggere l'alfabeto dall'A alla Z è Anuloma, leggerlo al contrario, dalla Z all'A, è Viloma. Nel caso specifico Anuloma è dunque creazione (Sṛṣṭi) o moto in avanti, e Viloma (Nivṛtti) è la via del ritorno.

94. ^ Vedi Garland of Letters, cap.: "Causal Shaktis of the Paranava".

95. ^ Vedi Garland of Letters, cap.: "Kalas of the Śaktis".

96. ^ Lalitā-Sahasranāma, v. 121.

97. ^ Vedi Ānandalaharī del Paṇḍit R. Ananta Śāstrī, p. 42 e segg. Il passo tra virgolette è trascritto da quest'opera. Vedi anche: A. Avalon, Wave of Bliss.

98. ^ I Tattva da Māyā a Sadāśiva sono gli Śaiva Tattva descritti in Garland of Letters.

99. ^ Vedi: A. Avalon, Wave of Bliss.

100. ^ Pagg. 42-45 dell'Ānandalaharī del Paṇḍit Ananta Śāstrī.

101. ^ Il Dott. B. D. Basu dell'Indian Medical Service, nel suo Prize Essay on the Hindu System of Medicine, pubblicato in Guy's Hospital Gazette (1889) e citato nel Vol. XVI di Sacred Books of the Hindus, del Prof. Benoy Kumar Sarkar.