Iniziazione e Tradizione

Iniziazione e Tradizione

Ciò che oggi chiamiamo scienza è solo una storpiatura rispetto a ciò a cui dovremmo dare questo nome. La stessa idea di scienza, quella maggiormente diffusa, è un'idea abbastanza distorta: basti pensare a quanti, in particolari di questi tempi, dicono di "credere nella scienza". La scienza però non è una religione in cui si crede. La scienza moderna è relativamente giovane, ma la scienza, di per sé, è molto più antica. L'etimologia della parola scienza si rifà al verbo sapere, e si riferisce ad un sistema di cognizioni acquisite con lo studio e la meditazione. In tal senso, la scienza va ben oltre l'idea che ne hanno avuto la maggioranza degli stessi "scienziati" degli ultimi secoli. Un'idea che si è parecchio allontanata dal significato originale, distorta e castrata sotto diversi punti di vista, ovvero tutti quelli utili al dominio delle élite sulle masse. Un dominio permesso solo e soltanto dall'ignoranza: e questo è appunto anche il motivo della castrazione della scienza. Come ben si dice, Sapere è Potere, e se alla massa manca il sapere, chi invece lo possiede può fare agli altri ciò che vuole. E se la scienza, il processo attraverso il quale otteniamo questo sapere, è limitato, allora lo sarà anche la nostra possibilità di ottenerlo. Ma facciamo prima un passo indietro.

Anche gli scimpanzé quando catturano le termiti con i bastoncini lo fanno grazie alla scienza (e alla tecnica). In questo caso, il sapere, la scienza, è costituita dalla semplice nozione che inserendo un ramoscello nel nido e poi estraendolo si possono "pescare" le termiti e quindi mangiarle. A questa nozione consegue quindi la tecnica, che prevede di raccogliere il ramoscello, togliergli le foglie ed usarlo per la pesca: si infila il "l'amo", si aspetta qualche secondo, e poi si sfila. Ed ecco pronto lo spiedino di termiti. La "pura" nozione, il sapere acquisito con lo studio e la meditazione (è possibile pescare le termiti dal nido e mangiarle…), è "scienza", è sapere, mentre l'applicazione della nozione (raccolgo il ramoscello, tolgo le foglie…) è tecnica. Scienza e tecnica in un certo senso si fondono l'una con l'altra, sono complementari, si alternano continuamente, tanto che a volte può essere difficile distinguerle, in particolare oggi, in quanto la tecnica (o più nello specifico un suo prodotto, ovvero la tecnologia) è necessaria alla scienza per avanzare, e viceversa. Comunque, che serva a catturare le termiti, o a costruire una bomba atomica, il concetto resta sostanzialmente lo stesso. Perdonami se detto così ti sembrerà riduttivo, ma è giusto per inquadrare un po' il discorso. La scienza quindi è molto più vecchia, ad esempio, del metodo scientifico (con il quale è nata la "scienza moderna"). Oggi, per differenziare la scienza moderna dalle sue declassate compagne, si cerca spesso di fare distinzione, appunto, tra scienza moderna e scienze formali, pseudoscienze, scienze alternative, eccetera. Non perché questa distinzione abbia effettivamente un senso logico/scientifico, ma solo, sostanzialmente, per banali motivi di interessi e dominio. Il solito "dividi et impera". Più che moderna, infatti, l'aggettivo corretto sarebbe ufficiale, ovvero la scienza del regime, quella approvata dallo stato, dagli organismi internazionali o altri servi del potere. La "scienza" ufficiale non è più la ricerca del Vero e dell'Uno, come la Scienza dovrebbe essere, ma è solo uno strumento di controllo sociale, proprio come lo sport o la religione: oppio per la massa ignorante. E non mi riferisco solo alla situazione attuale, ma anche a teorie più volte smontate come la relatività, o come per le credenze sulla nascita dell'universo, nonostante il fatto che la teoria banalissima del big bang faccia chiaramente acqua da tutte le parti, ma che di certo va un d'accordo con la religione, o a tutte quelle teorie o quelle tecnologie censurate delle quali nulla ovviamente si deve conoscere.

Il danno più grosso che la scienza ha subito nella sua storia è avvenuto (senza alcuna sorpresa) proprio a causa della religione, la quale ha imposto la separazione tra materia e spirito, distruggendo così il più importante presupposto della scienza, quello senza il quale la scienza perde addirittura il suo senso implicito. Infatti, la scienza non è un banale accumulo di nozioni caotiche, ma, come abbiamo già visto, "un sistema di cognizioni acquisite con lo studio e la meditazione". Il significato etimologico di sistema è un "aggregato di parti, di cui ciascuna può esistere isolatamente, ma che dipendono le une dalle altre secondo leggi e regole fisse, e tendono ad un medesimo fine". La scienza è definita un sistema non solo perché le cognizioni che la costituiscono, per usare altre parole, hanno una loro logica, ma anche perché tendono ad unico fine. E qual'è il fine della scienza? Descrivere (o spiegare) tutte le leggi che regolano l'intera realtà, attraverso un modello unitario, o - veritiero - che, etimologicamente, possiamo definire come "uniforme alla realtà". Continuando su questa linea, possiamo quindi dire che il fine della Scienza è comprendere la Verità. Se la Verità fosse relativa, un cellulare dovrebbe funzionare o non funzionare in base a chi lo usa, o al pianeta sul quale viene usato. Affermare che "la verità è relativa" è già una verità assoluta che contraddice la stessa affermazione. Così anche affermare che "la verità non esiste" è già una verità. Da un punto di vista logico, negare che esista la verità assoluta in ogni caso genera una contraddizione, mostrandoci così che il risultato corretto dell'inferenza è nella direzione opposta. Quindi, da un punto di vista logico (e non me ne vogliano i relativisti), come anche da un punto di vista magico-iniziatico (sperimentale!), la Verità è Una e Assoluta.

Purtroppo la logica a scuola non la insegnano, se non parzialmente, ed infatti la gente che non la conosce fa errori di ragionamento anche piuttosto banali, compresi i cosiddetti "scienziati". Sempre che gli errori li abbiano fatti loro, perché fin troppo spesso chi non conosce la logica, e quindi, sostanzialmente, non capisce di cosa parla, ripete soltanto parole che ha sentito da altri, e che evidentemente non ha neanche capito. Il - processo - fondamentale per comprendere il linguaggio che si usa, descritto dal trivium (grammatica, logica, e retorica - descritto anche con altri nomi o forme) ben pochi lo utilizzano con consapevolezza. Sono vittime del sistema scolastico, non è colpa loro. La scuola è infatti tra i più importanti strumenti di controllo sociale, e poco c'è di cui stupirsi se ha come scopo uccidere l'intelligenza, la passione e il talento per sfornare lunghe file di robottini conformati e omologati. Ciò che (in parte) mi stupisce, invece, è quanti genitori, oggi, nonostante abbiano capito certe dinamiche, consapevoli (spesso solo parzialmente) dei danni che la scuola fa ad i loro figli ed ha fatto a loro stessi, mandano comunque i loro figli a scuola, che siano o no "alternative" (anche se poi magari tanto alternative non lo sono). Se fossero educati, invece che addomesticati, probabilmente agirebbero in modo diverso. Perché ragionerebbero in modo diverso, in quanto userebbero entrambi gli emisferi cerebrali, destro e sinistro, insieme. Mentre la scuola prima, e poi tutta la società in generale, spingono le persone verso un comportamento dissociato, che è proprio ciò che poi porta alla divisione tra spirito e materia, tra logica e analogia, tra Tutto e Uno.

Se è vero che esiste una verità assoluta e quindi, di conseguenza, un modello unitario per descrivere la realtà fenomenica (che è il fine ultimo della scienza), allora è altrettanto vero che qualunque distinzione tra materia e "spirito", tra forma e sostanza, è assolutamente arbitraria. Per ciò che dovremmo chiamare Scienza ("per ciò che sappiamo descrivere e ripetere"), dottrine come la medicina allopatica o la psicologia, sono e saranno sempre entrambe lontane dall'essere definite tali (a differenza della biologia o della neurologia). Togliendo le catene imposte dalla "scienza" ufficiale, avremo finalmente la possibilità di sviluppare una Scienza dell’Essere, e soprattutto riconnettere la materia allo spirito, alla dimensione del Sacro, che troppo spesso e troppo facilmente viene relegata al regno della religione e della superstizione, quando invece fa parte anch'essa della realtà fenomenica, e pertanto è anch’essa descrivibile in senso scientifico (ed è proprio ciò che fa la scienza sacra/iniziatica). Come alcuni sanno, la scienza e la "religione" si sono separati storicamente solo da pochi secoli, nonostante in realtà sia un processo iniziato più di millennio prima, quando un gruppo di avidi psicopatici in collaborazione con una manica di giudei usurai del loro stesso stampo ha creato una religione unica, il cristianesimo, che ha cancellato le altre religioni (o, quantomeno, ci ha provato). Molte di quelle altre religioni però non erano proprio religioni, almeno per come le vedono i "razionalisti" dei nostri giorni. Erano, invece, un insieme di tradizioni fondate su un'unica Sapienza comune, frutto di una ricerca di tipo sperimentale la cui origine si perde nella notte dei tempi, e che il cristianesimo ha condannato alla damnatio memoriae. Ma gli iniziati, ovvero coloro che sono entrati nel Sacro, coloro che hanno studiato, praticato, compreso e infine tramandato questa Sapienza, la Scienza Sacra, ovvero quel ramo della scienza che da tempi immemori si occupa del "mondo spirituale", "metafisico", "sovrasensibile"... perché, effettivamente, è un mondo che per essere conosciuto richiede prima un particolare allenamento dei sensi, che devono imparare a percepire questo mondo più "sottile" di quello denso: questo "allenamento" è la via iniziatica, ciò che sotto varie forme e modalità si svolto in tutte le scuole e gli ordini esoterici, misterici, iniziatici, mistici, yogici, et simili (dalle quali escludiamo le pseudo-tali, frutto dell’ideologia di qualcuno). Stiamo parlando di scienza, e della comprensione della stessa ed unica realtà fenomenica, quindi chi ha compreso certe verità e certi leggi universali dovrà per forza di cose tendere verso le stesse conclusioni, ed è proprio ciò che tutti gli scienziati-maghi-iniziati di ogni tempo e luogo hanno sempre fatto. A differenza di chi, invece, ha preferito la cieca credenza, l’ideologia, la superstizione o il dominio sugli altri.

Oggi la gente non è abituata a pensare al sacro in termini di scienza. In altri tempi, o in altri spazi, al contrario, è cosa assai normale. E non tanto perché erano o sono società meno evolute, ma, più correttamente, perché sono società meno psicopatiche. Con questo termine qui mi riferisco nello specifico ad una condizione determinata dalla separazione dell'attività dei due emisferi cerebrali: il sinistro, "maschile", logico, analitico, divisore, e quello destro, "femminile", analogico, creativo, unificatore. Con l'industrializzazione, ma ancor prima con la costruzione delle grandi città, le persone non hanno solo abbandonato la campagna, ma hanno abbandonato la Natura, dimenticandosi quasi della sua esistenza, di cosa voglia dire vivere seguendo i suoi cicli. Una separazione che ha fatto perdere il senso di unità tra individuo e ambiente, riducendo l'attività del lobo destro per intensificare, anche grazie alle direttive socio-culturali, quella del lobo sinistro. Nella società del progresso infatti le persone tendono ad avere un'attività del lobo sinistro in media del 30% superiore rispetto al lobo destro. Evento che ha portato anche grossi benefici, come il progresso tecnologico, ma a discapito della capacità di rimanere più "umani" e meno robot, e quindi privandoci di passioni e di emozioni, di empatia, giustizia, valori, e del senso di unità. Poco c'è da stupirsi, pertanto, se un pezzo di carne è solo un pezzo di carne, o un telefono è solo un ammasso di applicazioni utili perlopiù al furto di tempo. Poco importa chi e come ha vissuto in quel pezzo di carne, o chi e come ha prodotto quel telefono. Farsi delle domande è diventato un tabù: ciò che importa è che quando la tv dice vota Antonio tutti corrano a votare Antonio. La fondamentale relazione tra forma e sostanza, come tra uomo e natura, o tra azione e sapere, non si sa più cosa sia: l'importante è la confezione, non il contenuto. Qualunque cosa va bene, basta che ci faccia sentire più belli, più accettati, e soprattutto, che ci faccia scopare di più. Questo non è sapere, questa è ignoranza, è immaturità interiore.

Per cominciare a crescere serve cominciare ad osservare in modo diverso il mondo e la Realtà Tutta. Perché reale non è solo ciò che tocchiamo o guardiamo, ma anche ciò che pensiamo o immaginiamo. Come abbiamo visto, la Verità è Una e Assoluta. Il che (pensandoci un attimo…) è conseguenza del fatto che Tutto è Uno… come diceva anche Bohm. La separazione tra gli enti ("l'illusione") è solo una modalità di osservazione della realtà: quella del lobo sinistro. Egualmente, l'unità del creato è la modalità di osservazione del lobo destro. Anche con quest'ultima, che spesso (non a caso) è attribuita anche ai mistici o utilizzata come strumento fondante di certe filosofie "non-dualistiche", se mal sviluppata, può portare all'altro estremo dello squilibrio tra gli emisferi: quello nel quale l'individuo non ha più percezione di sé come individuo. Con la pratica, può capitare di entrare in uno stato di estasi, e sentirci in totale armonia con ciò che ci circonda, in unità con l'ambiente intorno a noi. Una condizione però soltanto superficiale, in quanto ancora priva di una comprensione profonda dell'origine di tale unità tra l'individuo e il cosmo, tra l'Uno e il Tutto, tra l'Uomo e Dio. I due emisferi cerebrali, come il corpo e la mente, come l'Uno e il Tutto, sono parti complementari di un unico ente-realtà. Non esiste alcuna separazione, nemmeno tra materia e spirito: la realtà tutta è composta dall'Etere Primordiale, dalla materia densa - quella che possiamo toccare o osservare - fino ai nostri pensieri e alle nostre emozioni, ed oltre, fin dove nasce la Sapienza, lì dove l'Uno si osserva nel Tutto. Uno e Tutto sono complementari, un po’ come abbiamo visto per la scienza e la tecnica: come Yin e Yang, notte e giorno, l’uno non esisterebbe senza l’altro. Ed è proprio tutta questa intera realtà che la scienza dovrebbe indagare, senza limitarsi solo agli ambiti utili al commercio, allo stato o alla chiesa: perché questa non è più scienza, ma ideologia e religione.

"Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci." Questa famosa citazione dal famoso film Matrix racchiude il succo del discorso: la realtà, per chi è ancora dentro matrix, è solo ciò che viene percepito, e nulla più. Percepire, "toccare e vedere", va inteso in senso lato: non parliamo solo del divano o del computer, o degli spaghetti, o anche dell'aria, ma anche delle bollette, delle gerarchie sociali. In alcuni casi, potremmo metterci anche Buddha o Gesù Cristo, o magari Babbo Natale, ma anche la necessità di sposarsi e metter su famiglia, come pure la certezza della morte. Il "mondo che tu conosci", ovvero la percezione personale del mondo, questo è ciò che "chi vive in matrix" definisce "reale": ma se conoscessero ciò che è reale, se "uscissero da matrix", capirebbero che quella loro percezione personale del mondo tanto reale non è. Ma, piuttosto, è solo una "neurosimulazione interattiva", come la chiama Morpheus. Altri la chiamano Maya, l'illusione. La Realtà, invece, è la pura ed eterna Coscienza, che scende attraverso gli strati dell'etere per muoverlo e dargli vita, incarnandosi nelle forme che crea. "Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno" (Eraclito, DK, 50). "Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv,1,3). "Io sono la Luce; Io solo SONO. Ciò che Io sono tu sei. Tu sei la Luce. Tu sei Uno con Me" (Walter Russell, La Divina Iliade). "Quindi si deve seguire ciò che è comune. Ma ben che comune sia questa verità che io insegno, in molti vivono come se avessero un proprio pensiero loro" (Eraclito, DK, 2). "Notate che, quale pur sia il modo con cui [i filosofi ermetici] hanno parlato, natura è una sola, ed essi sono tutti d'accordo, e dicono tutti le stesse cose… sappiate che noi siamo tutti d'accordo, qualunque cosa diciamo. Accordate dunque l'uno con l'altro e studiateci; poiché l'uno rischiara ciò che l'altro occulta, e chi veramente cerchi, può trovare tutto" (citazione da Introduzione alla Magia del Gruppo di Ur). Quando qualcuno tra i molti smette di illudersi che il suo pensiero, la sua mente, sia reale, e comincia a cercare ciò che è "comune", ciò che è Vero, attraverso la Scienza, in quel momento comincia il suo percorso iniziatico, il cammino verso l'uscita dalle tenebre, la liberazione dall'illusione, il ritorno all'Unità.

La materia densa è solo il guscio dell'uovo dell'esistenza, ma i più conoscono soltanto questo, e si perdono ciò che esso contiene, la parte più buona e importante. Per comprendere ciò che contiene l'uovo, bisogna in primis unire i due emisferi, e poi partire da un'ipotesi fondamentale, la quale sarà verificata sperimentalmente attraverso la pratica, lungo il percorso iniziatico: tutto è mente. Ciò che pensiamo, ciò che proviamo, non sono solo percezioni soggettive che appartengono soltanto a noi, ma sono anche fenomeni oggettivi che appartengono alla realtà, tanto quanto lo stesso corpo fisico. Non me ne vogliano gli amici del gravitone, ma la massa non è né una particella, ma è un effetto delle correnti di etere (infatti è variabile, come il tuo peso quando cambi dieta, o ti sposti su un altro pianeta). Ovvero, la materia non possiede una sua sostanza, ma è appunto un effetto - proprio come i pensieri o le emozioni - della Causa Prima, la Coscienza Universale, il motore immobile che muove l’etere. Tenendo poi conto della catena di cause ed effetti, la coscienza osserva, immagina, pensa, e questo pensiero prodotto dalla coscienza genera la materia più densa. Di questa Coscienza anche noi possediamo una scintilla, che dobbiamo dobbiamo imparare a far diventare un Fuoco, e che è il centro motorio del nostro universo personale. Nell'etere primordiale (immobile), esistono eternamente tutte le infinite forme che si manifestano nello spazio-tempo del divenire, il quale è fatto a immagine e somiglianza del suo Creatore: è Dio che immagina Sé stesso. Il creato è la Sua immagine, il suo sogno, la sua manifestazione. "Io sono la luce che splende su tutto. Io sono ovunque. Tutto è venuto da me e tutto tornerà a me. Spezza un pezzo di legno e io sarò lì, alza una pietra e lì mi troverai" (Vangelo di Tommaso, 77). In altre parole, è il pensiero che crea quella che chiamiamo realtà. Comprendere che tutto è mente è il primo passo per trascendere la mente stessa, per varcarne i confini, come quell’alchimista che mette la testa fuori dai confini del cielo. I molti passano la loro vita nell'oscurità dell'ignoranza, e per questo sono infelici, facili prede di pastori più furbi di loro. Aspettano, inconsciamente, che un raggio di Luce li illumini, che li salvi dalla loro croce. Solo, però, quando pregheranno con il cuore di raggiungere la Sapienza, quella Luce si manifesterà in loro, guidandoli nel cammino della Conoscenza di Sé, verso il Vero e l'Uno. Solo allora cammineranno nel cammino dei Maghi, la via guerriera di coloro che hanno dominato il proprio mondo interiore diventando così Ré e Sacerdoti di Sé stessi, creatori consapevoli della propria realtà.

Il Mago, infatti, è il Sapiente, il Sacerdote del Fuoco. La parola sapere condivide la sua radice con la parola sapore. Sapere, nel senso di aver sapore, come ha osservato il Manno, "dalla bocca salì al naso: quindi da odore corporeo passò a significare odore incorporeo, e con altra corta salita si trovò alloggiato nella reggia del cervello ad esprimere tutto ciò che si apprende con la mente. Ma, aggiunge, il sapere partito dalla lingua deve alla lingua tornare, e chi non può esprimere bene ciò che sa, è quasi come non sapesse" (dalla voce "sapere" del Dizionario Etimologico Pianigiani). Dobbiamo però sottolineare che il sapere tornato alla lingua non rappresenta tanto la capacità di trasmettere il sapere, ma, piuttosto, la capacità di dargli una forma che esprima ("spremere fuori") la sostanza assaporata. La comunicazione, d'altronde, avviene sempre tra due (o più) enti, come un'antenna ed un ricevitore. Affinché la comunicazione avvenga, devono avvenire contemporaneamente almeno due eventi: (1°) l'antenna deve trasmettere un segnale che (2°) un ricevitore dovrà acquisire. Se uno o entrambi dei due non funziona, la comunicazione non può avvenire. O, in altre parole, se chi parla non sa spiegarsi, o se chi ascolta non capisce, la comunicazione non avviene. Chiaramente, i due enti che comunicano devono anche usare un linguaggio comune, altrimenti si rischia che quando uno dice patate l’altro capisce banane. Usare un linguaggio comune significa, sostanzialmente, usare parole (o forme) che racchiudono per entrambi lo stesso contenuto, la stessa idea, lo stesso sapere. Ciò che viene comunicato quindi non è il contenuto, ma la forma. Potremmo quasi dire che la comunicazione è la capacità di dare una forma alle idee. E che è anche mettere in comunione, e quindi dare la possibilità ad altri di usufruire di una forma per realizzarne la sostanza. Potrebbero sembrare concetti difficili, ma se parlassimo di prendere un rastrello per togliere le foglie secche dal nostro giardino, non cambierebbe poi così molto.

Il sapere, quindi, non si può trasmettere. La mamma scimpanzé non può trasmettere alla sua prole la sua esperienza, la sua consapevolezza di ciò che per lei significa catturare le termiti: al massimo può mostrare delle azioni, fare dei versi, ma alla fine solo alcuni scimpanzé poi impareranno a farlo, e altri no. In modo analogo, un insegnante di matematica non può comunicare ad uno studente la comprensione del significato di un teorema. Quello che può comunicare è una delle possibili spiegazioni, o formulazioni, del teorema, ma è compito dello studente mettere in moto i neuroni e comprendere, attraverso la ragione e l'ispirazione, il significato, la sostanza dietro alle parole, il contenuto della forma, delle formule. La forma, il simbolo, in quanto espressione di un'idea non può comunicare la sua totalità, ogni suo aspetto. Quello che fa la forma è indicare una direzione, mostrare un punto di vista. Sta allo studente però il compito di rompere quella forma, come se fosse un guscio, e arrivare al cuore dell'insegnamento, ad assaporare la sostanza racchiusa nella forma. Potremmo forse dire che il sapere è la "percezione del sapore", nel senso della comprensione della sostanza: chi sa, vede e "assapora", mentre chi non sa, è come se fosse cieco, o come se non avesse la bocca per mangiare. Sostanza, che è appunto il sapore contenuto nella forma, la quale però dalla prima consegue: come in alto, così in basso. Forma, ovvero etere, che come abbiamo capito si condensa nei vari strati di densità del creato, i piani dell'esistenza. Li potremmo chiamare Terra, Acqua, Aria e Fuoco, o più semplicemente fisico, emozionale, psichico e spirituale. Tutti con un’origine comune. Ma l'uomo comune, diviso fuori come dentro, separa anche la scienza, il sapere, in vari rami, non comprendendo che esso è tanto astrazione quanto condensazione di un'unica realtà fenomenica. Meccanica quantistica, fisica astronomica, filosofia, psicologia, teologia. Ognuna va per la sua strada, "chiudendo le porte della Scienza", ossia impedendo la comprensione della sostanza, allontanando così l'individuo dalla realtà e relegandolo nelle sue costruzioni mentali. Il che (ovviamente) non solo è utile, ma è necessario per il controllo delle masse. Che sia l’ora di invertire la direzione?

Nella Biblioteca di Celso, che, giusto per ricordarlo, è costruita su due piani (che simboleggiano il materiale e spirituale), e che è posta su un podio al quale si accede da nove gradini (che ricordano quelle nove tappe che sono raffigurate anche nei cieli del paradiso di Dante), vi sono anche quattro statue che sono le personificazione di quattro "virtù": Sophia (Sapienza), Episteme (conoscenza), Ennoia (intelligenza), e Arete (eccellenza), che sono appunti differenti tipi di "sostanze" appartenenti ai diversi strati dell'etere. L'eccellenza infatti si riferisce all'atto, all'azione eseguita in maniera ottimale, in modo perfetto, ed essendo legata all'agire, al corpo, appartiene alla Terra. L'intelligenza, la capacità di "leggersi dentro", di osservare il proprio stato interiore, capire cosa si prova, cosa si vuole e cosa no, appartiene all'Acqua. La conoscenza invece appartiene alla mente, e quindi all'Aria. Infine, la Sophia, la Sapienza, la più alta forma di Unione con il Creato, il Samadhi yogico, che ha origine direttamente nel Fuoco dello Spirito.

Si dice che quando lo studente è pronto, il maestro arriva. Analogamente, potremmo anche dire che quando la mente è pronta, la comprensione arriva. Tornando allo studente di matematica, costui, prima di poter affrontare gli argomenti matematici più complessi, dovrà passare prima per quelli più semplici, altrimenti le sue lacune gli impediranno di comprendere ciò che studia. Una tazzina non può contenere l'intera teiera, ma l'uomo può Conoscere Sé Stesso, l'Universo e Dio, se con coraggio e spirito guerriero affronterà le tenebre dell'ignoranza, percorrendo il cammino, la Via che chiamiamo "iniziatica", in quanto apre le porte del Sacro, permettendo alla Divinità, al puro Sé, di manifestarsi nel suo Tempio, nell'uomo ora compiuto, e di conseguenza anche in ogni suo pensiero, parola e azione. La via iniziatica è la via del Mago, che, come dicevamo, è il Sapiente: la radice mag della parola magia indica proprio la "Sapienza". Il Mago è colui che è risalito attraverso i vari piani per arrivare a comprendere la Sostanza e la Natura stessa della realtà: il Sé. Magia, infatti, è proprio il nome che aveva la Scienza, prima che venisse azzoppata, tagliando fuori da essa lo Spirito. Pertanto, la scienza, al di là delle varie definizioni moderne, la possiamo intendere come quel processo che ci porta ad acquisire il sapere, che si può sintetizzare nell'equazione conoscenza + esperienza = consapevolezza (con sapere, avere sapere, o, direi, essere sapere...). Per tornare all'etimologia di scienza citata sopra, in quella definizione la meditazione corrisponde alla teoria, al ragionamento, all’analisi, mentre lo studio alla pratica, all’osservazione, come alla sperimentazione. Attraverso queste due, "teoria e pratica" (ancora due parti tra esse complementari), possiamo costruire la nostra scienza, ottenendo il sapere, e quindi divenendo consapevoli. A differenza del matematico, o dello scienziato, lo scimpanzé però non chiama quel suo sistema di cognizioni "scienza", e dunque - l'idea - di "scienza" è stata chiaramente concettualizzata ben dopo la sua nascita. Allo stesso modo, il sapere, è una facoltà che esiste da ben prima che qualcuno, in tempi ormai remoti, è diventato consapevole di sapere e ha dato a questa facoltà un nome. Pertanto, possiamo definire scienza qualunque sistema atto ad acquisire delle cognizioni, il sapere, attraverso un processo di studio e meditazione (teoria e pratica, conoscenza ed esperienza). Pensando la scienza in questi termini, ovviamente, non ha più senso dire che è nata solo pochi secoli fa, ma che esiste, sostanzialmente, da quando esiste l'uomo, o anche prima.

Una qualche forma di scienza, non per forza matematica o fisica, ma pur sempre in qualche modo logica (cognizioni legate da rapporti di causa ed effetto), ha accompagnato quindi, a ben guardare, ogni attività umana: sempre considerando che la scienza, intesa in questo senso, è nata anche prima dell'uomo. La scienza quindi, nelle sue varie forme, si è evoluta insieme all'uomo. O, dal punto di vista inverso, l'uomo si è evoluto insieme al suo sapere, e grazie ad esso. Mentre l'uomo si è evoluto in senso anatomico-fisico, parallelamente si è evoluto anche il suo sapere, e insieme ad esso le varie forme di scienza, le quali hanno a loro volta permesso l’evoluzione del loro stesso creatore (in particolare, dei suoi collegamenti neurali, oltre agli aspetti sociali, civili, etc). Il solito serpente che si morde la coda. Questa evoluzione sapienziale è quella che potremmo definire l'evoluzione spirituale dell'uomo, e il cuore profondo di questo sapere risiede nella Tradizione Iniziatica.

Proviamo ora a fare un viaggio nel tempo. In una notte di molto tempo fa, un homo, non per forza una o due volte sapiens, mentre gli altri dormivano e lui stava vigile, di guardia, nella caverna, e contemplava il fuoco di fronte a lui, ad un certo punto ebbe un'ispirazione. Era il suo Genio che gli stava mandando un messaggio. Quello fu il primo istante in cui l'Uomo iniziò a comprendere il Mistero del Fuoco. In quel momento, quell'homo comprese che oltre alla materia, esiste anche lo Spirito. Successivamente, quell’homo insegnò quel mistero anche ai suoi figli. In molti, dopo di lui, comprenderanno a loro volta questo Mistero. In quella notte, però, la discesa animica dell'Uomo ha cambiato direzione, ed ha iniziato la sua risalita verso il cielo. Quella notte è nata la Tradizione.

Ma cos'è, quindi, questa Tradizione? La risposta, chiaramente, potrebbe cambiare in base a chi risponde alla domanda. Alcuni magari direbbero che la tradizione (t minuscola) è il tramandarsi (di padre in figlio, come da maestro ad allievo) di fatti storici, leggende, miti, simboli, riti, insegnamenti, parole, preghiere, e simili, e questo è il senso più comune del termine. La Tradizione (T maiuscola) però è qualcosa di un po' di più delle tradizioni. Altri potrebbero dire infatti che una cosa sono le tradizioni, ed un’altra la "vera" tradizione... intendendo per quest'ultima il miscuglio di riti etc del proprio ordine, loggia, o che altro, solo perché magari hanno fatto qualche studio o possiedono qualche documento che attesta l’ininterrotto "pedigree" di secoli o millenni di "trasmissione iniziatica". O comunque, lasciando stare certi circoli di potere che con l’iniziazione hanno a che fare soltanto a parole, alcuni potrebbero dire che la Tradizione riguarda la trasmissione di un qualche "sapere originario" che viene trasmesso appunto con "l’iniziazione". Costoro però, evidentemente, di iniziazione non sanno proprio nulla, in quanto sono ancora dentro la cella della loro mente e delle credenze che la accecano dal vedere l’evoluzione che la scienza iniziatica ha avuto nel corso della storia (a mio avviso, costoro dovrebbero leggere un po’ meno e praticare un po’ di più). Oppure, continuando, potremmo riprendere Guénon, che sosteneva "che ogni forma tradizionale particolare è un adattamento della Tradizione primordiale, da cui tutte sono derivate più o meno direttamente". E qui ci troviamo già del buon senso. In realtà, ha quasi fatto centro. Provando a mettere insieme quanto detto finora, il lettore potrebbe aver già intuito cos'è la Tradizione. La scienza, fintanto che non si è separata dalla magia, è rimasta una continua e ininterrotta ricerca di conoscenza, di Sapienza, mossa dal bisogno insito in ognuno di noi di manifestare il Sé, il Divino celato nel profondo del nostro cuore. Una ricerca che ha accompagnato l'umanità per tutta la sua evoluzione, plasmata da individui i quali, ispirati e guidati principalmente dal loro Genio (il Sé), hanno portato sé stessi e l'umanità oltre i confini fisici e mentali che fino a quel momento erano conosciuti. Poi, dalle interpretazioni e spesso "santificazioni" di questi maestri, maghi, o semplicemente individui ispirati, ovviamente sono nate ideologie, dottrine e religioni di ogni tipo, ma questi sono usi distorti e schiavistici del sapere, che con la Sapienza però hanno ben poco a che fare. Come ben si dice, sapere è potere, e chi il potere lo detiene da tempo, lo sa bene. Vediamo bene come l'istruzione sia differente in base al ceto di appartenenza: i ricchi vengono istruiti a sfruttare sui poveri, ed una piccola parte dei ricchi viene istruita a mantenere in piedi il sistema, intrappolando sia gli altri ricchi che i poveri. Allo stesso tempo, le tecnologie più avanzate vengono mantenute segrete nei laboratori di multinazionali e messe a disposizione esclusivamente dei servizi segreti, mentre alle masse si danno sempre le stesse tecnologie vecchie di decenni, per continuare a guidarle con la carotina dell'ultima versione di telefono che fa ben due foto in più di quello prima. E allo stesso modo, in ambito "spirituale" si danno in pasto alle masse le religioni cerebro-limitanti, in modo da creare masse di bambini creduloni sempre pronti a comprare il loro ultimo capriccio.

Proprio per questo motivo ad un certo punto la Magia, la Sapienza, è stata nascosta alle masse, attraverso un processo di propaganda e censura contro il quale si è scontrato chiunque in vita sua abbiamo provato a dire qualcosa che andasse contro il pensiero unico imposto dal regime oppressore. Ma, imitando colui che scaccia i mercanti dal tempio, anche noi dovremmo eliminare tutta l'ipocrisia e l'ignoranza che impediscono al Divino di manifestarsi nel nostro Tempio, il nostro corpo. La confusione riguardo il mondo spirituale non è mai arrivata a livelli così alti come oggi. E, come se non bastasse, alcuni gruppi di potere ci hanno messo pure lo zampino, a volte proprio per alimentare ulteriormente la confusione e l'ignoranza. Dalla massoneria ai gesuiti, dalla Blavatsky, fino a Jung, Steiner e pseudo esoteristi vari, per non parlare di movimenti come quello new age, sono stati tutti vittime del periodo di profonda oscurità e ignoranza interiore che ci hanno preceduti. Ciò non toglie, comunque, che - in certi casi - abbiamo trasmesso anche degli insegnamenti utili. Diciamo che hanno fatto quello che hanno potuto, sulla base dei mezzi che avevano. Capisco bene che queste affermazioni potrebbero far storcere il naso a qualcuno, in particolare a chi di questa gente ha fatto la propria guida, ma purtroppo è andata proprio così. E c'è pure un motivo, e non è - semplicemente - il kali yuga, perché questo non è durato poi così molto, ma più il fatto che dall'ultimo satya yuga, ovvero negli ultimi 13 mila anni circa, abbiamo attraversato un periodo di allontanamento dalla "sede di Brahma", per poi invertire direzione all'incirca intorno all'anno 500 d.c., o meglio, al passaggio da ariete a pesci (nel ciclo della precessione degli equinozi). Da allora, l'intelletto umano ha ricominciato a sviluppare il suo intelletto, e pure la Tradizione ha cambiato ritmo. I gruppi e personaggi sopra citati sono stati in qualche modo i protagonisti di queste rinascita, ma dobbiamo comunque tenere presente che essendo vissuti nel kali yuga, nell'era più oscura, anche la loro comprensione, per quanto superiore alla media, era limitata, come lo è la nostra oggi in confronto a chi verrà dopo di noi nei prossimi millenni, fino a quando il ciclo tornerà nella sua fase di "caduta". Quindi, noi dobbiamo ringraziare costoro che ci hanno preceduto, che ci hanno aperto la strada, e dobbiamo farlo nel miglior modo possibile: ovvero prendendo ciò che di buono e utile ci hanno trasmesso, e continuare oltre, portando tutti insieme l'umanità verso una comprensione più ampia e profonda di noi stessi e dell'universo di cui siamo parte.

Anche l’evoluzione delle stesse religioni è conseguenza dell’avanzamento sapienziale che l’umanità ha attraversato. O, ancora più a monte, la stessa evoluzione della vita sulla Terra, come dell’intero universo, hanno una stessa causa comune: la Coscienza che osserva e Conosce Sé Stessa, che acquisisce Consapevolezza di Sé. Ogni atomo, ogni corrente eterica nell’universo è parte di questo processo. Ben pochi però ne sono consapevoli, come ben pochi sono quelli che seguono la Via del Sé, che come dicevamo libera le menti dalle catene della soggettività, per portarli a vivere in comunione con l’intero universo, comprendendo la realtà tutta, e l’Uno. A vivere consapevolmente ed essere parte attiva ed integrante dell’evoluzione universale. E questo, semplicemente conoscendo noi stessi: perché se Tutto è Uno, tanto l’uno che il tutto sono dentro ognuno di noi, e pertanto, conoscendo noi stessi possiamo conoscere "l’Universo e gli Déi", il Tutto e l’Uno. Comunque, riprendendo per un attimo l’evoluzione delle religioni, cioè le espressioni "particolari" dell’unica Tradizione, in queste è possibile notare chiaramente alcune delle ispirazioni (o scoperte) che hanno portato un’evoluzione del sapere al quale poi è conseguita anche un’evoluzione della consapevolezza umana, portando a nuovi modelli socio-culturali, sviluppi tecnologici, eccetera. Sull’argomento si potrebbe dire molto, ma ora preferisco non allungare ulteriormente l’articolo, vedrò di approfondirlo in caso in un futuro articolo. Un aspetto però che voglio sottolineare, e ripetere, è che l’evoluzione delle "religioni", o meglio, della conoscenza del sacro (dello spirito, inteso semplicemente come complementare della "realtà densa", del piano materiale), è parte dell’evoluzione sapienziale dell’uomo, e in particolare, come abbiamo capito, di ciò che abbiamo chiamato scienza sacra, o iniziatica. Ciò significa, per quanto potrebbe far storcere il naso a qualcuno, che per trovare il "cuore pulsante" di questa scienza non bisogna cercare nel passato, ma nel presente: sono qui che sono contenuti i saperi più avanzati di questa scienza. O forse, dovremmo dire nel futuro… ma evito di entrare nel discorso.

Per la precisione, questo cuore pulsante, oggi, va cercato tra di eredi degli Alchimisti, e quindi della tradizione ermetico-alchemica. Se però, invece, le tradizioni che vanno più di moda oggi sono quelle legate al misticismo orientale, un motivo c'è, ed evidentemente il motivo è che è di questo che le masse di "neo-spiritualisti" hanno bisogno. D'altronde, il kali yuga è finito da poco, e in particolare in Europa c'è ristagna ancora il fetore di un cristianesimo in decomposizione: la consapevolezza del sacro nell'uomo comune è ancora quasi a zero, e per questo, si ritrovano a bere dal biberon del misticismo orientale, che essendo piuttosto antico si rifà a conoscenze ormai datate (ma non per questo sbagliate). Come giustamente qualcuno è solito dire: "ciò che un mistico fa in 50 anni, un mago lo fa in 5". La Sapienza, negli ultimi millenni, è stata protagonista di ben altri luoghi: dall'antico Egitto ha spostato la sua sede prima a Delphi e poi a Roma, diffondendosi poi in Europa grazie ai templari e agli alchimisti, ed è arrivata fino ad oggi, grazie a chi ha continuato a viverla, a chi di questo lungo filo ha continuato a tesserne la trama.

Ci si potrebbe chiedere a questo punto: ma allora, questa evoluzione, è lineare oppure è ciclica? Le due cose non sono in contraddizione? Da un punto di vista logico potrebbe sembrarlo, ma non lo è: infatti non stiamo affermando che un certo ente è qualcosa ed anche sul contrario, ma, piuttosto, che nel tutto è compresa ogni cosa e il suo complementare. L’evoluzione sapienziale umana viene costantemente portata avanti da quei pochissimi che, a loro modo, la comprendono, la incarnano, la vivono e la portano avanti, permettendo che il suo cuore continui a battere. Allo stesso tempo, loro stessi, e ancor di più le masse intorno a loro, sono soggetti al continuo aggregarsi e disgregarsi delle infinite forme prese dall’etere, al perenne alternarsi del dissolvimento e della condensazione insiti in ogni ciclo, che duri esso millenni o qualche nanosecondo.

Alla fine di ogni ciclo quindi, come dovremmo aver capito, non si riparte da zero, ma piuttosto ci si libera di ciò che non serve più, per poi passare oltre, per entrare in una nuova dimensione esistenziale, con nuovi modelli di vita e tutto ciò che questi possono comportare. Circa 12-13 mila anni fa, a quanto dicono alcuni, le conseguenze generate dell'impatto di uno o forse alcuni meteoriti sulla Terra avrebbero riportato abbastanza danni sulla popolazione, tanto da giustificare sicuramente un primo taglio importante delle linee di trasmissione del sapere, al quale sarebbe conseguita poi la caduta fino appunto al 500 d.c., a metà del kali yuga. Nel 1600 d.c. siamo usciti dal kali yuga, ed ora siamo all'inizio del dvapara yuga, l'era in cui abbiamo iniziato a riscoprire "le materie sottili della creazione", che durerà almeno un altro paio di millenni, duranti i quali (nel 2500 circa) entreremo anche in Acquario (per maggiori informazioni sugli yuga, vedi: Swami Sri Yukteswar, La Scienza Sacra, Astrolabio, pp. 11-25). Dall'inizio di questo Dvapara yuga, abbiamo già fatto non pochi progressi nella scoperta (o riscoperta) di queste "materie sottili", e molte altre ne faremo. Probabilmente, al tempo in cui la scienza profana tornerà a fondersi con quella iniziatica, riportando al centro della vita individuale e sociale la Magia, non manca poi così molto.

Quindi, per tentarne una descrizione, e considerato quanto fin qua scritto, possiamo dire che la Tradizione è la continua evoluzione sapienziale che ha accompagnato la nostra evoluzione, la quale è stata possibile in particolare grazie ad individui ispirati dal loro Sé Divino, e che a loro modo hanno condiviso con gli altri ciò hanno compreso, ma tutti comunque sempre guidati da un solo ed Unico filo conduttore: la Conoscenza di Sé, dell'Universo e degli Déi; la ricerca della Verità, dell'Amore, di quell'Uno e Assoluto del quale tutti siamo parte; la forza del Fuoco del Sé che brucia dal cuore tutte le illusioni, le presunzioni, la relatività e la soggettività dell'ego e per riunire l'individuo, l'iniziato, con l'Unità dell'Universo Vivente. E, ricordandoci che si riferiscono tutti alla stessa realtà, materiale e spirituale, con lo scorrere dei cicli queste intuizioni hanno preso varie forme, le quali sono però espressione di un'unica e continua evoluzione sapienziale. Come dicevamo, il periodo di allontanamento del quale parlavamo poco fa ha portato la maggior parte dell'umanità a dimenticarsi del significato di questi simboli, e chi ha potuto ovviamente ne ha approfittato, dando una sua interpretazione, e costruendo così ideologie e religioni per controllare gli altri. La Scienza Sacra, quella tramandata da quegli uomini ispirati che l’hanno praticata e compresa, però, è ben altro, che con ideologie o religioni ha ben poco a che fare. Ovvero, come dicevamo, è un percorso di conoscenza, che attraverso lo studio e la sperimentazione porta ad una comprensione oggettiva di Sé e del mondo.

Lasciando stare per un attimo gli yuga, dobbiamo capire anche un'altra caratteristica fondamentale della scienza sacra, che ha permesso anche a molti di approfittarsene, ovvero cosa significa che essa è esoterica. Esoterico, come scritto nel dizionario etimologico, significa "interiore": questo è il modo in cui furono chiamati i discepoli di Pitagora ammessi all'interno della sua scuola. Esoterico, comunque, per come lo utilizziamo oggi nel linguaggio della scienza sacra, ha un significato che è sì quello di interiore, ma che è arricchito anche da una fusione (il kali yuga ha anche degli aspetti "positivi") con il significato di un'altra parola di origine greca: mistero. A volte si nominano, infatti, i "misteriosi" misteri iniziatici, che chiaramente sono così "misteriosi" perché ben pochi hanno capito cosa siano. L'etimologia di mistero si rifà a "cosa segreta, o chiudere, serrare (la bocca)" in riferimento appunto al silenzio, perché, secondo chi studia questi argomenti, gli iniziati dovevano tenere segreti certi riti, parole, o simboli di vario tipo dell'ordine o scuola misterico-iniziatica della quale facevano parte. Il che, effettivamente, è anche vero, solo che non è tutto qui, ma c'è di più. Nelle scuole misteriche, così come più in generale nei vari ordini iniziatici, quello che si impara non sono dei banali culti in cui si crede ciecamente in qualche dio, come si fa nelle religioni, ma si impara, appunto, la scienza sacra, che permette al singolo individuo di entrare in contatto diretto, in comunione, con il Divino, attraverso un percorso pratico, interiore, sperimentale ed esperienziale. Ed è proprio sulla pratica e quindi sull'esperienza diretta che si fonda la via iniziatica, perché solo attraverso la pratica si possono comprendere i misteri della scienza sacra. I misteri, per alcuni, sono solo dei riti, ma in realtà più che i riti, i misteri sono i simboli in essi contenuti. I misteri sono insegnamenti, sono Leggi Universali, sono la forma che ha preso la Sophia che attraverso l'ispirazione è giunta ad illuminare il cammino degli iniziati. I misteri non si possono trasmettere a parole, non perché sono segreti, ma perché non sono comunicabili.

Prima dicevamo che la comprensione di un teorema matematico non può essere trasmessa, ma il teorema, essendo episteme, conoscenza mentale, può essere spiegato a parole, e se lo studente è abbastanza sveglio, la semplice spiegazione del teorema può essere più che sufficiente allo studente per comprenderne il significato. I misteri, invece, non si possono descrivere a parole, perché la Sapienza a cui si riferiscono va oltre la mente. Riguardo la Sophia, le parole al massimo possono dare una direzione, verso la quale, in certo senso, la mente può anche guardare, ma ciò che può guardare è al più la superficie. Metaforicamente, potrebbe essere come provare a indovinare il contenuto di un regalo prima di scartarlo, ma per togliere la carta e aprire la scatola, nel nostro caso, serve la pratica, composta quantomeno da meditazione quotidiana, esercizi di presenza, disciplina fisica e mentale, adeguati regimi alimentari, studio e ricerca. La via iniziatica è un percorso che richiede tanto impegno e volontà, per questo ben pochi la percorrono. Ed è anche per questo se, come dicevamo, in tanti ne hanno approfittato per costruire le loro religioni, le loro dottrine, le loro "filosofie"/ideologie, mentre della scienza sacra non hanno visto neppure l'ombra. "Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito" (Luca 11:52). La scienza sacra è esoterica, è interiore, la sua comprensione è ispirata dal puro Sé: o si pratica, oppure si resta ignoranti, si rimane confinati all'interno della mente, e pertanto facili prede di religioni, ideologie e credenze limitanti di vario tipo.

Conosci Te Stesso e conoscerai l'Universo e gli Dei.