Le Systoichia: la Misura e la Proporzione come Principi di Ordine - Parte 1

La Scienza della Luce - Parte 15

Pitagora di Samo, J. Augustus Knapp, 1938. -
Pitagora di Samo, J. Augustus Knapp, 1938.
Credits: Pythagoras, J. Knapp - Wikipedia

Il celebre filosofo greco Platone, nel suo dialogo ‘Timeo’, introduce la figura del ‘Demiurgo’ come il mediatore tra il mondo dell'Essere e il mondo della materia. Questa figura divina, un artefice dotato di intelligenza e volontà, creò l'universo fenomenico prendendo ispirazione dal mondo dell'Essere, delle Idee. Il Demiurgo agisce come plasmatore e non come creatore, poiché la materia è preesistente e coeterna alle Idee. Sebbene la sua opera sia limitata dalla materia, tutto ciò che è buono e armonioso nell'universo è attribuibile a lui. Platone, nei suoi dialoghi ‘Politico’ e ‘Leggi’, identifica il male con il caos primordiale, al quale il Demiurgo rimedia con la sua forza plasmatrice. Nel dialogo ‘Teeteto’, Platone suggerisce l'imitazione del Demiurgo come rimedio al male: il filosofo, con la sua saggezza, porta ordine nel caos e si allontana così dal male.

Nella prima età ellenistica, i pitagorici svilupparono un'importante concezione della “misura” che assumeva una valenza sia etica che metafisica. La misura tra l'eccesso e il difetto rappresenta, in questo caso, il principio di ordine secondo cui la divinità organizza il mondo nelle sue parti. Questo principio, chiamato ‘diakosmesis’ nei trattati pitagorici, è rappresentato simbolicamente dalla squadra (kanon) e dal filo a piombo (stathme), strumenti che il pitagorico attribuiva al Demiurgo, l’architetto del mondo. La rettezza (euthytes) e l'uguaglianza (isotes), ontologicamente primi, rendevano possibile e comprensibile l'intervento demiurgico per riportare l'ordine in ogni livello del cosmo. Il termine ‘systoichia’ è un concetto utilizzato dai pitagorici per descrivere le strutture ordinate e gerarchiche presenti nell'universo. Questo concetto, derivato dal greco antico, può essere tradotto come "sistema" o "ordine". Secondo la visione pitagorica, l'universo è organizzato in modo armonico e regolare attraverso una serie di sistemi rappresentati dalle systoichia. Queste strutture ordinate governano sia il piano matematico che quello cosmologico, riflettendo l'idea che l'universo sia intrinsecamente governato da principi matematici.

La comprensione della struttura e dell'armonia delle systoichia è essenziale per comprendere la realtà. Tuttavia, i dettagli precisi riguardanti la natura esatta delle systoichia e il loro funzionamento non sono del tutto chiari. Le informazioni dirette su questo concetto nel pensiero pitagorico sono scarse, e le informazioni disponibili sono principalmente frammentarie e si trovano in riferimenti indiretti e commenti di autori successivi che hanno discusso il pensiero pitagorico. Questo rende la comprensione completa delle systoichia un compito complesso.

Tavola delle Systoichai. -
Tavola delle Systoichai.
Credits: Le matematiche nella letteratura pseudopitagorica - Matteo Varoli

Le systoichia rappresentano un sistema di proporzione che permea tutti i livelli del cosmo secondo i pitagorici. Questo concetto di misura, che si riflette nella proporzione geometrica, connette realtà apparentemente inconciliabili come il pari e il dispari, il quadrato e il rettangolo. L'ordine e l'armonia dell'universo dipendono dalla proporzione tra le sue parti e gli elementi che lo costituiscono. Questo principio si estende anche alla società umana e alla famiglia, che devono anch'esse seguire la proporzione per garantire stabilità e durata.

Nel tentativo di comprendere i misteri dei culti antichi e delle esperienze mistiche dei greci, vengono evocati due termini: "arrheton" e "aporrheton", che significano rispettivamente "indicibile" e "proibito". Questi termini indicano l'esistenza di grandezze incommensurabili, che sfuggono a ogni tentativo di ordinamento basato sulla proporzione. Inoltre, questi termini si riferiscono anche all'ambito etico e politico, poiché le due serie sono spesso associate al bene e al male, al potere legittimo e illegittimo. L'interazione tra queste due serie irriducibili e la formazione del mondo sensibile richiedono l'intervento di una causa superiore, intelligente e divina.

L'azione divina di armonizzazione delle contrarietà irriducibili è indicata con il termine "synarmogà". Quest'operazione, descritta anche come "henosis", una riduzione all'unità, richiama la dottrina delle proporzioni esposta nel dialogo ‘Timeo’ di Platone. Si fa anche riferimento all'antica immagine del limite (peras) che delimita l'illimitato (apeiron), conferendogli forma e confine. Il concetto di limite ha una forte valenza ontologico-metafisica, ma anche etica, estetica e politica nel pensiero greco. La determinazione dell'illimitato da parte del limite produce ordine e armonia.

William Blake, The Ancient of Days, 1794. -
William Blake, The Ancient of Days, 1794.
Credits: W. Blake, The Ancient of Days - Wikipedia

Nel pensiero greco vi è un celebre passo del Gorgia che ci riporta alla dimensione apollinea, diurna e razionale. Qui il cosmo è visto come l'essenza stessa dell'ordine, soprattutto secondo la prospettiva dei pitagorici, che lo concepiscono come un'espressione numerica, armonica e misurata. Il concetto di limite e di giusta misura, sviluppato anche grazie alle intuizioni pitagoriche, acquisisce per Platone una valenza di "misura esattissima", diventando un vertice metafisico assoluto e una protologia fondamentale. Il Limite si presenta come l'Uno-Bene, l'origine fondativa, insieme alla Diade del grande e del piccolo, che si manifestano in ogni realtà.

Secondo questa visione il cielo, gli enti, gli uomini e gli dèi condividono una tangenza comune, che li armonizza grazie al vincolo dell'amicizia (philia) e dell'ordine (kosmiotes). Questa armonia riconduce a un'unità le loro distinzioni, che esistono proprio grazie alla condivisione (koinonia) che permette loro di distinguersi e trovare compimento nell'intero (holon). Il numero, il bello, il bene, in sintesi l'Uno-Bene, sono garanzie di un'armonia originaria che si esprime attraverso la giustizia (dikaiotes) e la temperanza (sophrosyne).

L'uomo che non rimane fedele alla misura, al limite invalicabile, commette la tracotanza (hybris). Seguendo la tracotanza l’uomo cerca di imporsi come una semplice determinazione all'interno di quell'intero originario che abbraccia tutte le determinazioni e che costituisce la Natura stessa. Nel fluire eterno dei cicli naturali, regolati dalla ‘physis’ (realtà prima) che governa ogni generazione e dissoluzione, il dolore si manifesta come un evento inaspettato, come la sorte che impone con vigore l'inevitabilità della sofferenza.

La sua caoticità travolgente supera l'umanità stessa e intercetta ogni storia individuale come una possibilità sempre aperta e mai definita. Questa smisuratezza e disordine del dolore possono paralizzare, ma è proprio in questo contesto che la misura si manifesta come la ricerca di un ordine (kosmos). L'essere umano cerca di creare un ordine all'interno di quella primitiva Apertura che è il caos. Secondo Platone, l'essere umano fa parte della natura stessa. All'interno di un enigmatico orizzonte, può plasmare un'esistenza feconda grazie alla saggezza (phronesis) e alla capacità di calcolare e decidere in anticipo (proairesis). Trovare il giusto equilibrio (mesotes) tra opposti e il momento opportuno (kairos) per renderlo operativo diventa fondamentale per l'essere umano che desidera vivere in armonia con la Natura.

L'essere umano è chiamato a plasmare un'esistenza in armonia con la Natura, trovando equilibrio e saggezza nelle proprie scelte. Nell'interconnessione tra le cose e nell'unità dell'Uno-Bene, possiamo scoprire la bellezza e la profondità di un mondo governato da leggi che riflettono l'armonia dei numeri e la grandezza dell'ordine. L'Uno-Bene, come principio fondamentale di armonia, trascende le determinazioni individuali e, al contempo, le abbraccia e le completa. Le determinazioni esistono grazie alla condivisione e all'armonizzazione tra gli elementi, permettendo a ciascun ente di trovare il suo posto e il suo scopo all'interno del tutto.