La Meditazione, Parte 3: la Postura (Asana)

La Meditazione, Parte 3: la Postura (Asana)

Siamo arrivati al terzo stadio: la postura. In alcune discipline, esistiono esercizi legati a determinate posizioni, se non addirittura movimenti, oltre che respirazioni (che rientrano invece nel quarto stadio). Fare questo tipo di esercizi può essere sicuramente utile per vari scopi. Oggi si trovano in giro i più svariati e variopinti tipi di "yoga" nei quali vengono fatti esercizi basati su posture, movimenti e respirazioni, ma non serve molto intuito per capire che per come vengono svolti questi esercizi, potranno anche dare dei benefici per il benessere fisico e aiutare a scaricare un po' di stress, ma ai fini della Conoscenza di Sé sono pressochè inutili. Perchè lo diventino, dovrebbero essere abbinati a dei giusti "movimenti" mentali. Sono comunque utili, se non necessari, quando i nostri obiettivi sono altri, come nella disciplina del corpo fisico, ovvero quando usiamo la meditazione ad esempio nelle arti marziali, e non solo. Per i nostri obiettivi invece, fissarsi sulle posizioni e sui movimenti è fondamentalmente inutile. Qualcosa da sapere in merito però c'è: vediamo cosa.

Relativamente alla meditazione per come la sto trattando in questi articoli, non serve quindi preoccuparsi di assumere nessuna posizione specifica. Vedremo ora, però, delle indicazioni generali da tenere a mente per scegliere e soprattutto mantenere la postura da usare per i nostri esercizi, sempre continuando a seguire i versi di Patañjali, e successivamente quelle sulla respirazione. Ovviamente, altri esercizi potrebbero avere indicazioni diverse. Per quanto riguarda quelli che troverai in questo blog comunque, segui queste indicazioni. Nel caso di esercizi con indicazioni diverse, le descriverò quando sarà il momento.

L’âsana deve avere la doppia qualità di vigilanza e rilassamento.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 46. Traduzione di T.K.V. Desikachar.

La postura (dovrebbe essere) stabile e comoda.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 46. Traduzione di I.K. Taimni.

La posizione deve essere stabile e confortevole.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 46. Traduzione di Piera Scarabelli e Massimo Vinti.

Per quanto riguarda la postura, si inizia trovando una posizione comoda, ma - preferibilmente - tenendo la schiena dritta. Possiamo metterci sia seduti che distesi. Su un cuscino, su una sedia, sul divano o anche a letto. Se si è un po' stanchi, o se certi esercizi tendono a farci addormentare, allora è meglio preferire una posizione che non ci consenta di addormentarci, come distendesi a letto, ma piuttosto stare seduti (a meno che, ovviamente, non sia un esercizio da fare proprio mentre ci si addormenta).

Non preoccuparti più di tanto di quale posizione usare, tanto qualunque posizione troverai, per quanto comoda, dopo pochi minuti ti verrà istintivamente voglia di cambiarla, anche minimamente, ma tu devi invece resitere! Devi restare fermo e stabile nella posizione scelta, rilassando il corpo e allentando lo sforzo. Ho accennato prima alla disciplina del corpo fisico: nota che fare quanto ho appena scritto è già un modo di disciplinare il corpo fisico e sottometterlo alla volontà. Quante volte il tuo corpo avrà voglia di muoversi e cambiare posizione! Tu però devi resistere, mantenendo la posizione scelta.

La Disciplina non riguarda solo una parte di te, ma tutto te stesso: non esiste una parte separata dalle altre. Per questo la pratica riguarda ogni aspetto della Vita e per questo è necessario disciplinare il corpo insieme alla mente. Grazie alla stabilità del corpo potremo poi stabilizzare la mente, in caso contrario non ci sarà possibile svolgere correttamente la nostra pratica. Se hai ben capito cosa ho scritto, allora avrai anche capito perchè, come ho scritto prima, praticare la meditazione aiuta nella pratica delle arti marziali, e viceversa.

Mediante il rilassamento dello sforzo e la meditazione sul “senza fine” (si domina una postura).

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 47. Traduzione di I.K. Taimni.

Con il rilassamento del corpo e la meditazione sull’ananta.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 47. Traduzione di Guido Sgaravatti.

(E ciò è assicurato) quando si allenta lo sforzo (per mantenere la posizione) e quando la mente riflette la condizione dell’infinito.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 47. Traduzione di Piera Scarabelli e Massimo Vinti.

Da questo, la non ostruzione da parte dei contrari.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 48. Traduzione di Corrado Pensa.

In seguito cessa il disagio provocato dalle coppie degli estremi.

- Patañjali, Yoga Sutra, II, 48. Traduzione di Piera Scarabelli e Massimo Vinti.

L'asana, come possiamo ben capire dai bei versi di Patañjali, in realtà non è solo "la postura", ma è la pratica della postura: una differenza non da poco. Questo stadio non riguarda solo il "sederci", ma significa imparare a mantenere una postura confortevole e stabile, che ci permetta di rimanere concentrati sul nostro obiettivo. Per riuscire a farlo, come spiega il Maestro, dobbiamo "allentare lo sforzo" e meditare sull'ananta, sul “senza fine”. Queste due parti non sono sequenziali, ma parallele.

Un modo abbastanza semplice ed efficace è il seguente: porta l'attenzione sul cuore, facendolo diventare il tuo centro, e - da qui - ascolta tutto il corpo, senti il cuore risuonare con ogni tua cellula. Resta in ascolto, e, proprio per favorire questo ascolto, renderlo più completo e profondo, fai tacere la mente, fermandola nel silenzio, e cerca di portare questo silenzio anche nel corpo, osservando le sue parti più tese e "agitate" e costringendo anch'esse al silenzio e alla quiete. Pian piano che il corpo e la mente diventano sempre più calmi e fermi, e tenendo sempre l'attenzione sul cuore, "sfuma" i limiti dell'ascolto dal tuo corpo all'ambiente circostante, e continua a "sfumarlo" sempre più, fino a perdere la percezione di ogni limite, portando così la mente in uno spazio senza confini, al centro dell'infinito. Nel fare tutto questo lascia pure perdere il respiro, che riguarda lo stadio seguente, e che in questo stadio solitamente si acquieta seguendo naturalmente il rilassamento del corpo.

C'è da sottolineare però, per non creare confusione, che chiamare "rilassamento" questo processo può essere fuorviante: qui non stiamo parlando semplicemente di allentare i muscoli e svagare la mente, ma di dominare la postura. Dobbiamo imparare a mantere una posizione confortevole, dalla quale partire per trovare la stabilità necessaria ad entrare nello stato di fermezza e vigilanza alla quale ora puntiamo. Quindi "rilassamento" va inteso nel senso appunto di "allentare lo sforzo", "sciogliere la tensione", "far fluire l'energia".

All'inizio ovviamente potrebbe non essere così facile, ma non preoccuparti, non serve riuscirci subito. Le prime volte basta farlo anche solo parzialmente. Con la pratica, imparerai ad entrare in questi stati sempre più facilmente. All'inizio è sicuramente meglio dedicare molto più tempo agli stadi della postura, della respirazione e dell'astrazione che a quelli seguenti. Ti consiglio pertanto di organizzare le tue sessioni di meditazione dando al terzo, quarto e quinto stadio i tempi necessari, per passare poi, eventualmente, ai successivi. Se vuoi meditare per un'ora, puoi dare tempi più lunghi ai primi e tempi più brevi ai successivi, come 15 minuti ai primi e 5 agli ultimi. Più esperienza acquisirai con la pratica e più poi potrai modificare pian piano questi tempi e far durare pochi minuti, se non secondi, i primi, per passare poi a dedicare anche varie ore ai seguenti. Se lo ritieni necessario, puoi anche usare un timer per scandire i vari stadi.

Sia chiaro che praticare la meditazione non è, come alcuni pensano, solo un modo per rilassarsi, o per scaricare lo stress, ma tutt'altro: la meditazione è fatica, è allenamento, è "sangue e sudore", è un cammino impegnativo, costante, pieno di ostacoli, lungo e pronfondo, che richiede dedizione e disciplina. Oggi siamo abituati ad avere invece tutto e subito, ma qui non ci sono scorciatoie. Tu però gioisci, perché le meraviglie che scoprirai nella tua casa valgono tutto l'impegno che ci avrai messo per trovarle, e la soddisfazione e la consapevolezza che ne otterrai non saranno paragonabili a null'altro al mondo.

Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili.

- Lucio Anneo Seneca.

Oltre alla postura, consideriamo un momento anche il luogo in cui si medita: sceglierne uno appropiato alla pratica può essere di grande aiuto. Soprattutto all'inizio, può essere utile cercarsi un posto quanto più silenzioso e buio. Eliminare ogni possibile fonte di distrazione esterna infatti è un ottimo aiuto. Inoltre, ricordiamoci che la mente è molto schematica e programmabile. Sfrutta questa sua qualità a tuo vantaggio: meditare sempre nello stesso posto, sulla stessa sedia, nella stessa posizione, anche sempre alla stessa ora, come appena svegli e prima di addormentarsi, sono tutti modi che ti aiutano a disciplinare la mente, in quanto il condizionamento associato a quei determinati stimoli la fa entrare automaticamente, nel momento che li riceve, in uno stato differente, quello nel quale entra appunto quando mediti. Ricordati sempre però che questo è un condizionamento che costruisci consapevolmente per una tua precisa utilità: stai attento a non far diventare questo condizionamento un limite, un ostacolo che poi ti blocca, in questo caso ad esempio impedendoti di meditare anche in altri posti, in altri momenti, o in altre posizioni.

Nel prossimo articolo passaremo al quarto stadio, il controllo del flusso vitale.